La Corte di Giustizia Tributaria e delle Entrate di secondo grado del Piemonte ha respinto l’appello presentato dall’Agenzia delle Entrate. È stato stabilito che l’utilizzo delle polizze vita per accantonare il TFM dell’amministratore non costituisce un fringe benefit ed è completamente deducibile. Vediamo da più vicino di che cosa si tratta.
Completamente deducibile dal reddito aziendale
Il Trattamento di Fine Mandato (TFM) rappresenta un meccanismo prezioso per le imprese, consentendo loro di accantonare mensilmente una determinata somma destinata agli amministratori. Questo accantonamento non solo riduce l’imponibile fiscale dell’azienda, in quanto il TFM costituisce un costo per essa, ma anche non soggetto all’Imposta sul Reddito delle Società (IRES). D’altro canto, gli amministratori potranno beneficiare di una tassazione agevolata quando percepiranno l’importo accumulato.
Questa pratica presenta un’interessante analogia con il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) riservato ai lavoratori dipendenti, che rappresenta una forma di retribuzione differita nel tempo.
Secondo la recente sentenza della Cassazione in merito alla questione, l‘importo deducibile del trattamento di fine mandato degli amministratori non è più vincolato alle regole stabilite per il TFR dei lavoratori subordinati o al compenso pattuito per gli amministratori stessi. Piuttosto, viene determinato attraverso una valutazione prudenziale delle dimensioni e delle condizioni finanziarie della società.
Come funziona la polizza TFM?
La possibilità di assegnare il trattamento di fine mandato (TFM) agli amministratori delle società di capitali rappresenta una strategia di ottimizzazione fiscale. Questa però richiede un’attenta valutazione da parte di ogni azienda. Attraverso lo statuto o l’assemblea dei soci, è possibile prevedere la concessione di un TFM agli amministratori. In questo modo consente loro di ricevere una forma di compenso differito nel tempo. Questo è soggetto a tassazione al momento dell’effettiva percezione, ovvero al termine del mandato. Inoltre, la società erogante può dedurre l’accantonamento stanziato secondo il principio di competenza, a differenza di quanto avviene per il compenso ordinario degli amministratori.
Tuttavia, l’opportunità di utilizzare l’accantonamento del TFM deve essere attentamente valutata, considerando i requisiti specifici per evitare possibili problematiche fiscali. È fondamentale adottare un preciso schema per garantire che l’uso di questo strumento in bilancio non possa essere contestato dall’Agenzia delle Entrate. Soprattutto per quanto riguarda la deducibilità dell’accantonamento che riduce il reddito imponibile della società erogante.
Sulla questione della tassazione del TFM, sia in termini di rinuncia che in caso di estinzione della società, sono intervenute sia la Corte di Cassazione che l’Agenzia delle Entrate. Questi interventi hanno chiarito e definito ulteriormente i contorni normativi e fiscali relativi a questa importante pratica aziendale.
Come avviene la tassazione separata del TFM?
Per determinare l‘aliquota da applicare per la tassazione separata, è necessario sommare i redditi complessivi dei due anni precedenti a quello in cui è stato percepito il reddito soggetto a tassazione separata e dividere il risultato per due. Questo approccio offre un significativo vantaggio rispetto all’applicazione della tassazione ordinaria per scaglioni.
L’aliquota per la tassazione separata viene calcolata utilizzando la seguente formula: l’importo dell’imposta sul reddito medio viene moltiplicato per 100 e poi diviso per il reddito medio. Questo metodo assicura una tassazione proporzionale al reddito effettivamente percepito, garantendo una maggiore equità nel prelievo fiscale.
I redditi soggetti a tassazione separata sono quelli percepiti in modo non periodico o una tantum, e non concorrono a formare il reddito complessivo del contribuente.